
In questi mesi complicati in cui è difficile per ogni impresa pianificare le proprie strategie ed avere idee chiare sul futuro che ci aspetta, riflettiamo su alcuni pensieri del famoso statista e docente EDWARDS DEMING su come gestire al meglio le imprese in tempi di crisi.
E. D. sosteneva che spesso le imprese, o meglio i manager, nel tentativo di ottenere maggiori efficienza e produttività, commettono i seguenti due errori, che possono compromettere lo sforzo dell’impresa per uscire dalla crisi.
E.D. osservava giustamente che la misura della produttività di un processo è solo uno degli aspetti del processo e non permette di coglierne tutte le sue sfumature. Questo è vero soprattutto nei processi industriali complessi sia dal punto di vista della fisica e chimica delle sue trasformazioni, sia dal punto di vista della componente umana che ne è parte attiva, ovvero il ruolo degli operatori che vi lavorano. Avrete notato anche voi che ogni giorno ci sono convegni in cui si propongono nuovi indicatori di produttività (KPI), e ognuno di essi è utile solo a vedere un piccolo aspetto del lavoro dell’impresa: misurare i costi, i margini, i tempi morti, ecc, sono sicuramente esercizi interessanti e permettono di cogliere sfumature mai analizzate del processo. E poi? Come si traducono queste misure nelle strategie corrette?
Attendersi che la misura della produttività porti ad un efficientamento è un’illusione poiché, secondo E.D., la cosa più importante è stimolare tutti gli attori dell’impresa, dall’ultimo operaio al responsabile della produzione fino ai manager di più alto livello, verso un obiettivo comune, la ricerca del miglioramento del processo. Questo obiettivo deve essere parte del vissuto quotidiano e non di breve termine. Sicuramente non è possibile mettere in atto le giuste strategie senza un sistema di misura. Quindi la misura è una condizione NECESSARIA al miglioramento del processo industriale, ma non è SUFFICIENTE perchè da sola non basta a elevare la qualità dei prodotti, a ridurre costi e sprechi, così come non basta una bilancia per misurare il nostro peso a farci perdere peso: occorre la giusta strategia ovvero una dieta che ci faccia dimagrire e mantenere il risultato (obiettivo di lungo periodo) e non una dieta che ci faccia perdere rapidamente qualche chilo (obiettivo di breve periodo) che poi riprendiamo nei mesi successivi.
Con l’Industria 4.0, molte aziende hanno l’illusione che la sostituzione dei macchinari più vecchi con quelli di ultima generazione sia la risposta alla crisi, in termini di produttività. In alcuni casi questa ipotesi è sicuramente vera, ma in generale è un’idea seducente non supportata dalla realtà. La tecnologia e l’automazione industriale suggeriscono che sia possibile rimuovere il fattore umano, ovvero gli errori e le inefficienze del personale. Ma l’uomo rimane un tassello essenziale per la sua componente creativa e per la sua capacità di intuire le innovazioni ed i problemi insiti in ogni attività produttiva. L’efficienza non è frutto di un mero calcolo matematico, ma la combinazione di tantissimi elementi in cui uomini e macchine lavorano per ottenere prodotti di qualità al costo più giusto (non al costo più basso). Alcuni macchinari possono migliorare la produttività al punto da ripagarsi in breve tempo, ma sono comunque poco rispetto al guadagno di produttività ottenibile da una gestione ottimale di aziende, che sopravvivono al declino. DEMING rifletteva con arguzia che “.. un banchiere non dovrebbe prestare soldi per l’acquisto di un nuovo macchinario ad un’azienda, se quest’ultima non fosse in grado di dimostrare, con evidenza statistica, che sa utilizzare i suoi macchinari attuali alla loro massima capacità”. In altri termini, le imprese oggi sanno misurare quale è la loro capacità effettiva di utilizzo degli impianti. E se misurando l’utilizzo degli impianti scoprissero che non li stanno usando al loro massimo potenziale, quali ne sono le cause? Lascio a voi lettori trovare, nelle vostre aziende, le ragioni delle inefficienze che impediscono di ottenere il massimo in termini di qualità ed efficienza dalle vostre risorse: problemi logistici, carenze nelle competenze del personale, disorganizzazione interna, ecc.
E.D. osservava tanti anni fa che le aziende possono investire sui macchinari oppure sulla formazione del personale e, nel breve periodo, arrivare allo stesso miglioramento della loro efficienza. Egli notava anche che nel lungo periodo, la formazione del personale rende all’azienda di più rispetto al solo acquisto di nuovi macchinari. Le imprese italiane cosa fanno? Investono nella formazione? Per alcuni imprenditori, investire nella formazione del personale è un rischio, poiché ragionano così: “se i miei uomini vanno alla concorrenza, si portano via anche il mio investimento, mentre i macchinari rimangono sempre all’impresa”. In un mondo in rapida trasformazione come il nostro, occorre concentrarsi maggiormente sugli uomini e le donne che costituiscono la forza delle imprese, specialmente per le PMI in cui sono solo i talenti dei singoli a fare la differenza e con le loro capacità ci porteranno a superare anche questa crisi.i
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